Lavoro come Responsabile Risorse Umane in una grande azienda.
L’altro giorno – come sempre più spesso accade, peraltro – ho ricevuto un curriculum di un uomo di età attorno ai 50 anni, con un figlio adolescente, disoccupato lui e disoccupata sua moglie.
Questa persona, alla fine, mi implorava di poterle dare un’occasione di lavoro, qualunque essa fosse, al solo scopo di “vivere una vita dignitosa”.
La dignità. Pensiamoci un attimo: potremmo rinunciare a tante cose, ma sicuramente non alla dignità, perché è la dignità che ci rende consapevoli del nostro valore, unico ed irripetibile, di Persona.
E cosa più della sofferenza e, ancor più, della sofferenza vissuta in solitudine può frapporsi alla nostra giusta aspirazione alla dignità?
Proprio noi volontari, che ci confrontiamo con la sofferenza ogni giorno, sappiamo che la sofferenza non potrà mai essere cancellata del tutto dalle nostre vite.
Tuttavia, abbiamo anche la convinzione che la sofferenza non può e non deve essere occasione di scandalo.
Non ci si può, né ci si deve vergognare della sofferenza.
Ma questo può avvenire solo se il sofferente non è abbandonato a sé stesso, solo se può sentirsi protetto da una rete di persone disposte a prendersi cura di lui.
Nel farlo, noi volontari non intendiamo sostituirci a nessuno: né alle amministrazioni pubbliche, né, per quanto riguarda specificamente noi volontari del soccorso, ai professionisti della sanità.
Siamo solo animati dalla convinzione che, insieme, ciascuno per la propria parte e secondo le proprie competenze ed attitudini, si può provare a fare in modo che la sofferenza, che già abbrutisce il fisico, non abbrutisca anche l’anima, ossia la parte di noi che più di ogni altra ci conferisce la dignità di Persona.
Ma c’è di più: nel provare a rendere dignitosa la vita altrui, in realtà rendiamo molto più dignitosa la vita nostra. D’altronde, siamo fatti per vivere in relazione gli uni con gli altri e nessun’altra relazione dà senso, valore e dignità, appunto, alla nostra vita tanto quanto quella ordita per accompagnare anche i più deboli lungo il passaggio su questa terra. Perché nessuno sia lasciato indietro.
Un volontario della Croce Azzurra